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                    CENNI
SULL’ UTILITÀ’, SUL MANEGGIO
DELLO SCHIOPPO A SEI SCARICHE SUCCESSIVE
Di UNA SOL CANNA
Glx’ INVENTATO DAL NOBILE SIGNOR
ROSAGLIO
STATO PRIVILEGIATO DA
S. M. I. R. A.
E PREMIATO CON MEDAGLIA IN VENEZIA
NEL CONCORSO DE* PREMI d’ INDUSTRIA
DELL ANNO MDCCCXX1X.
CREMA
TIPOGRAFIA RONNA MDCCCXXX.


urono le armi dall’ uomo trovate onde provvedere alla propria conservazione colla caccia di quegli animali, che egli destinò a suo nutrimento allorché si vidde abitator delle foreste. La necessaria difesa armo contemporanea- mente di queste il suo braccio incontro agli assalti delle feroci belve, colle quali nell’infanzia de*secoli era a di- videre costretto la sua dimora. Allorché F agricoltura offrì all’ uomo i suoi tesori, cessò allora il bisogno di cercare ne’ boschi, e ne’ deserti il proprio sostentamento ; ciò non pertanto egli mantener si volle nel crudele esercizio di distruggere degli esseri innocenti spesso per quel solo na- turale crudele istinto di provare nell’ esterminio di quelli la di lui superiorità, e forza. Quegl’istromenti istessi che fendettero la terra, e svenarono l’astuto Pardo, e la fe- roce Tigre tornarono ben presto all’ uomo stesso di grave danno; si viddero quindi ohimè) quell’armi istesse, che lo difesero cader sull’ uomo , che le trovò, e a rosseggiare d’ u- mano sangue. Se Farmi dunque considerar si debbono quali terribili mezzi d’eccidio, e morte, con qual occhio adunque riguardar si dovrà quell’arma, che nel periodo di cinque, o sei secondi compie sei scariche successive, cioè che in brevissimo spazio di tempo distrugge di più che alcun’altra di simil genere fin’ora conosciuta? Ma piac- cia il riflettere, che quando si volesse considerar quest’ar- ma qual mezzo di violenza tra uomo, ed uomo questa sarebbe nell’ordine d’ogni altro istromento di forza , colla differenza però, che presentando questa de’mezzi più sol- leciti, più pronti ne debbono essere i risultamene, e più
°(4)° sollecita la scomparsa delle cause, che all’uso di lei die- dero motivo. Ma lungi quest’idea di violenta funesta troppo alle anime sensibili, e pacifiche, e si consideri quest’istro- mento sotto l’unico aspetto dell’ utilità, che esso presenta facendolo servire ne’ dilettevoli usi della caccia , e che d’altronde non può cadere nelle mani del volgo anche pel riguardevole intrinseco suo valore, per cui non s’ad- dice il di lui possesso se non alle persone doviziose , e perciò ridotto alla privativa della più scarsa parte della società, la quale in certo qual modo verrebbe ad au- mentar di forza in confronto del rimanente di essa. Chi è conoscitore dell’ interno macchinismo di questo Schioppo è per se stesso convinto della materiale sicurezza , base della morale certezza, che in trattandolo non può avvenire nessun accidente dannoso alla persona. Ma non tutti gli uomini, anche sapienti, non possono esser istruiti nelle meccaniche cose, e quindi temer sempre a ragione sulla realtà delle asserzioni sopra un oggetto, che può in- teressare la propria salute. Giova dunque il far conoscere a questi, che essendo stata tal arma con Sovrano Decre- to 4 Settembre 1828 privilegiata, nè potendo essa dive- nirlo se la commissione sanitaria si fosse opposta, ne na- sce di conseguenza , che il privilegio accordato assicura la società non essere quest’ arma per se pericolosa, a chi sa trattare convenientemente le armi. Il premio della meda- glia assegnatole dall’ I. R. Istituto delle arti in Venezia nel giorno 4 Ottobre 1829 è un nuovo certificato di si- curezza, non che una prova legale del suo merito. Diffatti esaminata per ogni rapporto l’arma, di cui è soggetto il presente discorso, si vedrà, che in essa sono tolti gli tristi accidenti, che possono accadere in ogni altr’ arma a fuo- co, senza che ve ne sia aggiunto alcun di nuovo. Il pe- ricolo d’una sopraccarica è sparito, ed è pure evitato il caso che talora avviene caricando gli schioppi ordinarj, che se il foracciolo non tocca la polvere, può derivarne lo scoppio della canna. Caricandosi i magazzeni, ovvero le sei cannette della sola lunghezza di quattro dita traverse, è facile il rilevare se siasi errato nella carica. 11 cacciatore, die carica una o più delle sei cannette maneggia l’arma al sicuro, giacche la cannuccia, che tratta non avendo martello, che batti la capsula, è certo che la sua mano è
o(5)o in salvo, avcnd’anche l’arma in monta all’uopo da col- pire. Ma già parrai d’ udire ripetermi, che il grande pe- ricolo consista nella possibilità, che pigliando fuoco la can- nuccia di mezzo, e questo passando per gli interstizi, che si trovano in contatto colla lunga canna, che stalle di fron- te , abbia a comunicare il fuoco alle cannucce adjacenti. Si certo questo è il pericolo, che s’incontrarebbe quando lecannuccie fossero soltanto avvicinate alla maggior canna; ma sparisce tosto un tal pericolo considerando, che le can- nuccie non vanno a combacciarsi, ma ad internarsi in quella, a guisa di scattola per una linea circa , per la qual operazione, il fuoco passando per la congiunzione, non esce fuori ( dovendo per uscire descrivere due angoli retti ), e se per caso passasse, onderebbe a ferire non nel vuoto delle vicine cariche, ma batterebbe i lati di queste, senza alcun nocumento, e pericolo ; quindi la mano sinistra che sostiene il davanti di tal arma quando succede l’esplosione, non è mai posta in pericolo d’ offesa alcuna. Nè deve tam- poco recar fastidio il veder la sinistra mano d’avanti a cinque canne cariche, fatta anche astrazione, che il fuoco di quella di mezzo non passi alle altre; poiché noti aven- do esse alcun corpo, che batti sulle loro capsule, evvi per- ciò quello stesso pericolo, che ciascun cacciatore ha sempre seco portando in tasca il fiaschette della polvere, essendo d’altronde impossibile, che il fuoco d’una capsula si co- munichi alle adjacenti per le cause fisiche, che s’ oppongono. Perchè il cacciatore sii moralmente assicurato, che allorquando scarica un colpo non possa accadergli disav- ventura se le cannette non andassero alla loro posizione per difetto delle necessarie cognizioni, il meccanismo è stato costrutto in modo, che quando la cannetta non venisse a combacciarsi colla lunga canna (ciò che acca- drebbe per mancata forza al montatore) allora il martello D. Tav. unte. resta sospeso in alto, nè potrebbe giammai battere la capsula se non quando tutte le parti della mac* china sieno alla loro ^perfetta posizione. Se per avventura la molla, che riconduce il monta- tore al suo posto si fiaccasse, o si rompesse, per cui le cannette non fossero ritornate alla loro posizione, il mar- tello cadendo, ve le condurrebbe egli stesso, non facendo forse pigliar fuoco alla capsula per la perduta forza in tale
o( 6 )o operazione. Ciò sia detto intorno alla sicurezza personale dell’ arma. Intorno ai vantaggi derivanti dall’uso di tal arma, molte cose si possono considerare: è questa di aggradevole disegno, bene equilibrata, del peso di 84 once milanesi. La prestezza con cui succedonsi le scariche agevola al cac- ciatore il modo d’assicurarsi della preda. Avendosi la pos- sibilità di caricare un’arma a varie qualità di munizione, il cacciatore è posto in istato di far colpo sopra animali di varie specie e qualità. Nel tempo che un cacciatore ca- rica due fucili a due colpi, un altro può caricare tutte le sei cannette, e più sollecitamente assai se volesse usar delle cartuccie preparate. 11 tiro a pallini riesce perfetta- mente e meglio d’ogni altrJ arma ordinaria,. avendosi il mezzo di lavorare a dovere il ripostiglio della munizione detto comunemente culatta della canna. Il tiro a palla riesce ottimamente, giacche ponendosi le palle involte in pelle o carta in recipienti più larghi della lunga canna, nasce che queste escono forzate, e perciò tengono la linea retta come nello schioppo a canna .rigala. Se piacesse al fabbricatore di dàre alle cannuccie, ed al resto della mac- china una forza proporzionata, egli otterrebbe uno schiop- po della portata eguale a quella degli ordinar] fucili a palla forzata senza incorrere nelle molte difficoltà, che s’ incon- trano nel trattare armi di simil genere. Se taluno degli amatori volesse valersi di questo fucile per difesa ne’ viag- gi in carrozza , cambiando la lunga canna con una più corta, avrebbe un’arma facile di maneggiarsi in posizioni anguste a guisa di pistola. La costruzione di quest’ istromento a sei colpi succes- sivi, ed a piacere è di tal sorta da poter resistere all’uso come qualunque fucile ordinario, e non è di difficile ripa- razione. 11 numero de’colpi si può accrescere, o diminui- re, aumentandosi dal Fabbricatore, o diminuendosi il nu- mero delle sei cannette. MODO Per caricare, e scaricare il Fucile a sei colpi successivi. La carica di quest’arma si può eseguire, o prepa- rando le cartuccie nel modo comune, o coll’uso delle oc- correnti misure, tanto della polvere, quanto del pioni-
°( 7 )° bo, colla stoppiamo miglio con pezzetti rotondi di feltro, o cuojo tagliati con apposito istromento, battendo ogni cosa coll’ ordine consueto, colla bacchetta, o con un mar- telletto, che si appende per comodo all’ abito da caccia. Per montare tanto il martello, come il cambiare la cannuccia vuota colla carica, pongasi alla spalla il fucile sostenendolo colla sinistra, indi colle due dita della destra mano si tiri a se il manubrio F. sintanto, che siensi uditi due scroc- chi, allora la cannuccia è in retta linea colla lunga can- na, ed è montato contemporaneamente il martello D., si lasci sfuggire dalla mano il detto manubrio, il quale possa da se senza impedimento ritornare alla sua posizione da dove fu tratto. Se mai accadesse, che tirando a se il manubrio non si alzasse nè il martello, nè si girassero le cannuccie, allora converrà il premere verso le cannette il manubrio onde possa compire il suo uffizio a cui è de* stinato. Tale accidente nascerebbe quando il cacciatore inesperto non lasciasse sfuggire dalle dita il detto manu- brio, o qualche altra causa accidentale lo trattenesse per via. Se parimente l’inesperto non tirasse a se abbastanza il detto manubrio in modo da non far eseguire i due sue- cennati scrocchi allora avverrebbe, che lasciando in libertà il manubrio, la cannuccia non onderebbe al suo posto, e poggiarebbe non in linea colla lunga canna (ciò che non sarebbe causa di pericolo per le co-e suddette), e per correggere un tal errore converrà ripigliare il manubrio, e portarlo come si disse indietro finché abbiasi udito il secondo scrocco. 11 martello non ha che una sola monta, c ciò perchè l’udito non si confonda, essendo d’altronde inutile una seconda posizione potendo esso riposare sopra la capsula senza pericolo, che succeda F esplosione. MODO Per disfare il Fucile > per pulirlo , e rimetterlo insieme. Nel mascherone di ferro segnato A. vi sono tre viti nell’intorno, ed una quarta nel mezzo alla scannellatu- ra , ed una quinta nel sottomano lettera B. Si levano que- ste cinque viti, e poi si gira a destra una testa di vi- de, che vedesi sopra un listello, che guernisce il martello
<>( 8 )o lettera C., e latto fare alla stessa un quarto di cerchio , questo listello si alza , e si toglie : ciò fatto si separa col calcio il mascherone dal l esto della macchina, e si vede l’interno congegno. Per togliere la lunga canna dal resto, si fa sortire il passetto E., che tiene il pezzo di cal- cio superiore, che guernisce la lunga canna, indi si toglie il gaietto G. , ed il galettino H., e battendo leggermente il perno scoperto dal galettone> la canna si libera dal ci- lindro delle sei cannette. Volendosi liberare le sei cannette dal resto della macchinetta, si leveranno le tre viti, che si vedranno poste nel dorso di dette cannette, e precisa- mente nel registro Z., poi con un piccolo scalpelletto, o caccia-vite si disgiungerà il registro delle cannette facendo forza nei tre cavi 5 che esteriormente si vedono nell’interno del suddetto registro I. Evvi un altro metodo per sepa- rare le cannette dall’ acciarino, e questo consiste nello svitare l’interno gaietto, che unisce il perno allo scheletro della macchina , ed in al modo si separa da esso il cilin- dro delle cannette unitamente al perno, e al registro. Ma c inutile , o poco necessario il disunire le cannette dal re- sto deir arma, potendole agevolmente pulire al posto loro, ma in ogni caso il primo metodo è da preferirsi. Chi ha fatto in pezzi quest’ istromcnto potrà facil- mente rimetterlo nel suo primo stato; solo si avverte che per rimettere la lunga canna alla sua posizione conviene porla in retta linea colla cannetta di mezzo, e premere il gailettone G. con tutta forza , cosicché sia bene com- bacciata la sua base,esieno chiusi gl’ interstizi della can- netta colla lunga canna. Crema, dal laboratario meccanico li 20 Febbrajo i85o. Il Cessionario del privilegio per la fabbrica Il Sig. Michele Porijnelli.
APPENDICE. ocstx righe si devono aggiungere a ciò che fu supe- riormente esposto in conseguenza di una piccola varietà eseguita al montatore, e perciò sul diverso modo di ma- novrar V arma, di sei colpi. Il montatore segnato F. viene guarnito da un pezzo di legno d' ebano in modo di poterlo agevolmente impu- gnare colla mano sinistra, la quale in questo caso deve sostenere il peso dell' arma, e servire contempornu''amente al cambio delle cannette , ciò che si eseguiva colla destra , come venne per V addietro indicato. Con questo nuovo metodo si allontana sempre più il pericolo dell' offesa nel caso ipotetico dello scoppio d* una delle cannette laterali, e serve a cambiare i colpi con maggior prestezza senza mutare posizione alla destra che impugna 1’ arma , e la tiene salda incontro al viso all' uopo di replicare i colpi ad un selvatico. Tale azione si opera col portare colla detta mano sinistra il manubrio F. sino al secondo scrocco, indi col ricondurlo alla sua prima posizione con forza senza abbandonar giammai V impugnatura. Si avverte però di dover tener il dito indice approssimato di fianco allo scrocchino» ossia passerino, come vuoisi chiamare per lasciar libera al montatore la via di portarsi all’ indietro , nè si dica che lasciato esser vi dovrebbe un congruo spa- zio in cui vi capisse il dito , perchè se ciò fosse fatto , avverrebbe tal volta che fosse più pronto il dito al tirare il colpo, che la sinistra mano ricondurre il montatore al suo posto primitivo secondo il già descritto ; per la qual cosa avverrebbe , che il cane trattenuto dal montatore per r interno congegno , non darebbe fuoco alla capsula, e non avrebbe quindi luogo T esplosione del colpo, e si perderebbe tempo.